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a cura di GrandaTeam

Ridurre il costo di produzione del latte: su cosa dobbiamo lavorare?

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Ridurre il costo di produzione del latte: su cosa dobbiamo lavorare?

Mar, 23/07/2013 - 22:34 -- Cristian Rota

Se c’è una cosa importante da fare in un periodo come questo in cui è difficile ottenere margini positivi in un allevamento da latte è quella certamente di sedersi e valutare attentamente l’efficienza della propria impresa, calcolando in modo corretto il proprio costo di produzione ogni 100 kg di latte prodotti. Nel fare questo diventa prima di tutto indispensabile andare a individuare gli aspetti chiave che determinano il costo di produzione nella propria stalla. Ma quali sono quelli veramente decisivi nell’ottenimento di un basso costo di produzione?Nell’aprile 2009 a fronte di un mercato del latte USA caratterizzato da alti costi degli alimenti e prezzo del latte storicamente a livelli minimi, il dott. Greg Bethard presentò alla Florida Dairy Production Conference un lavoro in cui elencava 10 aspetti su cui lavorare nel poter sopravvivere in tempi di margini “sotto la suola delle scarpe”.Ve li voglio ripresentare (anche se in modo un po’ più sintetico) perché in ultima analisi non vi può essere miglioramento dell’efficienza economica aziendale se non costruito sull’azione di miglioramento di questi punti.

1-Vendere il maggior quantitativo di latte possibile dalla propria struttura; è l’elemento chiave; significa fare girare la stalla a pieno regime, dove pieno regime deve essere definito dall’allevatore sulla base di un’attenta valutazione delle proprie strutture, dell’ambiente, della terra disponibile e del livello di capacità di gestione del proprio team di lavoro.

2-Vacche fresche in salute; su questo punto l’equazione è piuttosto semplice: vacche fresche con molti problemi sanitari determinano un eccessivo tasso di eliminazione, scarsa capacità di ingravidarsi, maggiori costi di rimonta e quindi un deciso aumento del costo di produzione. La nostra priorità è la salute delle vacche al parto, perché ciò significa vacche fresche che esprimono il loro potenziale produttivo aiutandoci a raggiungere l’obiettivo al punto 1.

3-Avere una precisa politica di eliminazione; vacche che non coprono i loro costi variabili o meglio ancora che non presentano una proseguo di carriera che sia migliore economicamente di un nuovo animale che possa occupare il suo posto devono essere considerate candidate a lasciare la mandria. Tale valutazione deve essere fatta regolarmente (almeno mensilmente) anche avvalendosi di modelli che generano il “Valore Attuale” dell’animale come avviene nel caso del “cow value” generato dal programma Dairy Comp 305, programma disponibile anche sul mercato italiano.

4-Ottenere premi per qualità e per titoli del latte; bassa carica batterica e basse cellule somatiche determinano i premi per la qualità del latte e devono essere un obiettivo costante per l’allevamento. Inoltre nel caso delle cellule somatiche valori inferiori a 200.000 sono indice di una buona sanità della mammella che si riflette anche sul livello produttivo. Per quanta riguarda i titoli generalmente i premi sono facilmente ottenibili nei mesi invernali (generalmente si raggiungono livelli oltre la soglia di pagamento della qualità), mentre diventa più difficile averli in estate, in ragione soprattutto del normale andamento stagionale dei titoli che vede un loro deciso calo dalla primavera sino alla fine dell’estate.

5-Massimizzare il ricavo dal latte al netto dei costi alimentari (IOFC); ogni strategia che determina un incremento di ciò che ricaviamo dal latte al netto dei costi alimentari sostenuti per produrlo è positivo per il nostro conto economico. Le decisioni che dobbiamo prendere ogni giorno riguardanti l’alimentazione e la gestione della stalla devono essere fatte utilizzando gli IOFC come metro di valutazione. I costi alimentari per cento litri di latte prodotti sono corretti solo per valutare il programma alimentare complessivo (vacche più asciutte) nel medio e lungo periodo, in cui entrano anche altri elementi come ad esempio gli scarti e le perdite di magazzino; non è invece utile nell’analisi dell’efficienza alimentare nel breve periodo per la quale dobbiamo necessariamente calcolare ogni giorno gli IOFC per ogni gruppo di vacche in lattazione.

6-Foraggio di qualità; non esiste generalmente allevamento in cui la qualità del foraggio non sia alla base di un buon risultato economico. Vacche che hanno razioni con elevate quantità di foraggio ben conservato e con nutrienti ad alta digeribilità sono generalmente animali sani, produttivi e fertili. Con foraggi di bassa qualità ciò è molto più difficile da ottenere. Spesso purtroppo la possibilità di avere un adeguato inventario di foraggi di buona qualità è una sfida in molti allevamenti, specialmente se di grandi dimensioni. Il foraggio però rappresenta l’elemento più variabile in termini di valore nutritivo e va quindi costantemente e frequentemente analizzato per valutarne inoltre la corretta allocazione alle diverse categorie di animali, specialmente in situazioni di ricorso all’approvvigionamento esterno sul mercato.

7-Generare Gravidanze; la domanda più importante da farsi al proposito è la seguente :” Sto generando abbastanza gravidanze?”. La “conta grezza delle gravidanze” stima quante gravidanze si dovrebbero fare per poter mantenere un costante flusso di vacche in latte e di conseguenza una costanza della numerosità della mandria. L’obiettivo è avere un 10% di parti al mese rispetto al numero medio di vacche in latte presenti. Corretto al rialzo per tener conto degli aborti, generalmente il 65 % dei parti dovrebbe essere ottenuto da pluripare e un 35% da primipare. Saper generare sufficienti gravidanze e saperlo fare velocemente (utilizzare il tasso di gravidanza per questa valutazione) è il fattore determinante nel ridurre le eliminazioni per infertilità (definite spesso eliminazioni per bassa produzione) e una maggiore produzione media in conseguenza di una distribuzione migliore degli animali lungo la curva di lattazione con una ridotta percentuale di animali oltre i 305 giorni di lattazione. Generare molte gravidanze è quasi sempre il risultato di vacche sane al parto (e comunque trattate velocemente e adeguatamente in caso di problemi post-parto) e di una buona e costante organizzazione del lavoro che implementi programmi riproduttivi capaci di una veloce prima fecondazione (una volta trascorso il periodo di attesa volontaria) per il maggior numero di animali possibile e una costante ed elevata capacità di rifondazione delle vacche non rimaste gravide alla prima fecondazione. Obiettivo è quello di avere il 50% di vacche gravide a 100 giorni dal parto e il 75% a 150 giorni.

8-Ridurre al minimo il costo di sostituzione; in Italia rappresenta generalmente il secondo costo di produzione dopo quello alimentare delle vacche. Concettualmente rappresenta il costo per mantenere la struttura e dimensione della mandria (il suo calcolo è stato descritto in un precedente post). Ridurre il costo di alimentazione delle manze è il fattore più importante nel cercare di ridurre tale costo di sostituzione. I fattori che maggiormente contribuiscono a ciò sono: 1) manze con un ottimale tasso di crescita dalla nascita alla pubertà in modo che la maggior parte degli animali possa essere pronto per la fecondazione a 400 giorni di età 2) efficaci programmi riproduttivi che determinino la gravidanza del 75% delle manze entro i tre cicli dall’inizio del periodo di fecondazione. Anche alla luce di recenti indicazioni della ricerca, i 22 mesi di età al primo parto appaiono essere l’obiettivo migliore da perseguire, in grado da un lato di ridurre al minimo il costo di allevamento mantenendo nel frattempo un’ottimale produttività e longevità degli animali una volta in produzione. Quello della rimonta è un ambito in cui molti degli allevamenti possono trovare ampi spazi di miglioramento e quindi di riduzione dei costi di produzione.

9-Tagliare i costi in modo ragionato e intelligente; fare una riallocazione dei costi una volta analizzato nel dettaglio il proprio conto economico è a volte necessario e potenzialmente benefico, sempre che non siano penalizzati elementi cruciali quali la qualità dei foraggi prodotti o acquistati, la salute delle vacche (in particolare quelle delle vacche fresche) e la capacità di generare gravidanze. Stalle che pesantemente iniziano a tagliare in queste aree possono spesso palesare un’intenzione di non restare ancora per molto sul mercato.

10-Controllo dei costi del lavoro; se avere un adeguato costo del lavoro è auspicabile più difficile è valutarlo e soprattutto compararlo tra allevamenti per la variètà delle situazioni presenti (allevamento o meno delle manze, utilizzo di servizi esterni come nel caso della fecondazione o dei servizi di manutenzione, ecc). Il costo del lavoro delle vacche in latte e asciutte dovrebbe essere valutato in modo separato da quello delle manze che deve invece rientrare, di fatto, nel costo di sostituzione nel conto economico aziendale. Di fatto una buona organizzazione aziendale che sappia lavorare al miglioramento dei punti sopra elencati è certamente in grado di ridurre nel tempo anche l’incidenza del proprio costo del lavoro per ogni cento litri di latte prodotti.

 

A presto!!!

Fonti :Greg Bethard “Surviving Low Milk Prices” Proceedings 46th Florida Dairy Production Conference, Gainesville, April 28, 2009

Eicker, S. Dairy Comp 305, Valley Ag Software, Tulare, CA.

Nutritionist E-Network –July 2013 - What is the optimal age at first calving?

 

 

 

 

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